tradimenti
Un rifugio di passione nella notte


08.04.2025 |
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"Scesi dalla macchina, e senza dire una parola, la abbracciai, stringendola forte..."
Erano cinque giorni che Cat non mi scriveva, un silenzio che mi aveva messo in allarme. Sapevo delle tensioni in famiglia, delle liti sempre più frequenti con suo marito, un uomo che da anni la trascurava, dandola per scontata, come se il suo ruolo di madre e sposa modello fosse tutto ciò che contava. Cat, una donna di 45 anni, con un volto bellissimo, un fisico asciutto e gambe vertiginose, aveva dedicato la sua vita a costruire una famiglia perfetta, ma il prezzo era stato alto: il marito non la vedeva più, non come donna, non come la speaker radiofonica brillante e passionale che era, ma come un’appendice della sua vita, un trofeo da esibire e poi ignorare. Io, con il mio ascolto, cercavo di starle accanto, di farle sentire che c’ero, che vedevo la sua essenza, la sua passione pronta a esplodere, ma sapevo che qualcosa di più profondo la stava consumando.Alle 2:00 di notte, il mio cellulare vibrò sul comodino, un messaggio che mi fece sobbalzare: “Ti prego, vieni a prendermi, sono sotto il mio lavoro, non riesco a tornare a casa.” Mi vestii di fretta, il cuore che batteva forte, presi la macchina e mi diressi verso la sede della redazione della radio dove Cat lavorava. La trovai lì, sotto un lampione, avvolta in un cappotto color cammello che le cadeva morbido sulle spalle, una gonna nera aderente che le accarezzava le cosce, e un paio di stivali neri alti, che slanciavano le sue gambe vertiginose, un dettaglio che mi fece fremere anche in quel momento di tensione. Al collo, la sua borsa preferita, una tracolla di pelle nera, e il suo volto, solitamente impeccabile, era segnato dal trucco disfatto, le lacrime che le avevano rigato le guance, un’immagine che mi spezzò il cuore.
Scesi dalla macchina, e senza dire una parola, la abbracciai, stringendola forte. Lei poggiò la testa sulla mia spalla, un momento intenso, un silenzio che parlava più di mille parole. Poi, le sue labbra cercarono le mie, e un bacio passionale suggellò quell’istante, le nostre anime che si intrecciavano, un fuoco che bruciava nonostante il freddo della notte. Salimmo in macchina, e decisi di portarla sul Lungotevere, un luogo dove potevamo passeggiare e parlare, lontano da tutto.
Camminammo tenendoci per mano, il Tevere che scorreva placido accanto a noi, le luci della città che si riflettevano sull’acqua. Cat non voleva tornare a casa, e presto capii perché: quella sera aveva scoperto una verità devastante. Mi raccontò, con la voce spezzata dal dolore, che suo marito aveva una relazione da anni con l’avvocatessa del suo studio, una rampante trentenne che non si poneva limiti, una donna che aveva conquistato il suo uomo senza scrupoli, calpestando ogni valore. Cat aveva trovato messaggi, email, foto: cene romantiche, viaggi di “lavoro” che in realtà erano fughe d’amore, regali costosi che lui le aveva fatto, mentre a lei riservava solo indifferenza. Ogni dettaglio era un coltello nel cuore: il marito pianificava i suoi incontri con l’amante con una freddezza calcolata, mentre lei, che aveva dato tutto per la famiglia, si sentiva invisibile, non più donna, non più desiderata, ma solo un’ombra nella sua vita. “Mi ha dato per scontata per così tanto tempo,” sussurrò tra le lacrime, “non mi vede più, non mi ha mai vista davvero. Quelle cene, quei viaggi… e io che credevo fosse per lavoro. Le ha regalato gioielli, weekend in hotel di lusso, mentre a me non dedica nemmeno uno sguardo. Mi ha devastata, non so più chi sono.” Le sue parole erano un misto di dolore e rabbia, ma anche di un bisogno disperato di evasione, di riscoprire se stessa, la sua sensualità, il suo erotismo.
La ascoltai, stringendole la mano, il mio cuore che si spezzava per lei, ma anche il desiderio di farla sentire donna, di farle riscoprire la sua essenza, che cresceva dentro di me. Il freddo della notte iniziava a farsi sentire, e capii che non poteva restare lì. “Cat, non devi tornare a casa stasera,” le dissi, con dolcezza. “Poco lontano c’è lo Splendido Hotel Romano, possiamo passare la notte lì.” Lei annuì, un lampo di sollievo e desiderio nei suoi occhi.
Per fortuna, l’hotel aveva una camera disponibile, e quando entrammo, l’atmosfera ci avvolse come un abbraccio. La stanza era un rifugio di eleganza e sensualità: un letto king-size con lenzuola di seta bianche, cuscini morbidi che invitavano al piacere, una luce soffusa che filtrava da lampade di design, e un grande specchio a parete che rifletteva ogni nostro movimento. Le tende di velluto rosso scuro erano socchiuse, lasciando intravedere le luci della città, e un profumo di lavanda aleggiava nell’aria, creando un’atmosfera dolce e sensuale, perfetta per lasciarci andare.
Appena chiusi la porta, la passione che avevamo trattenuto esplose. Le nostre labbra si cercarono in un bacio passionale, le lingue che si intrecciavano, un desiderio che ci consumava. Le mie mani iniziarono a spogliarla: prima le tolsi il cappotto color cammello, lasciandolo cadere a terra, poi le slacciai il vestito nero, un abito aderente con una zip sul fianco, che scivolò sul pavimento come una carezza, rivelando il suo corpo. Le baciai il collo, un punto che la faceva fremere, mentre le mie mani accarezzavano il suo seno, ancora coperto dal reggiseno di pizzo nero. Con delicatezza, le slacciai il reggiseno, lasciandolo cadere, e la mia bocca si posò sui suoi capezzoli, succhiandoli con dolcezza, poi con più forza, sentendo il suo respiro farsi più corto, i suoi gemiti che riempivano la stanza.
Cat si abbandonò al piacere, il suo corpo che si rilassava sotto le mie carezze, l’eros che la rapiva, facendola sentire viva, desiderata. Tra le sue gambe, una macchia umida si formò sulle mutandine nere, un segnale del suo desiderio che cresceva. Cademmo entrambi sul letto, lei ancora con gli stivali neri che slanciavano le sue gambe vertiginose, un dettaglio che mi faceva impazzire. Le mie mani continuavano ad accarezzarle il seno, la mia lingua che scendeva verso l’ombelico, lasciando una scia di baci caldi, per poi infilarsi sotto le sue mutandine, già bagnate, sfiorando la sua intimità con delicatezza, assaporando il suo nettare.
“Ho voglia,” sussurrò Cat, la voce rotta dal desiderio, “ho bisogno di sentirmi penetrata, la mia vagina è in fiamme.” Quelle parole mi fecero pulsare di desiderio. Mentre lei mi toglieva i pantaloni e le mutande, lasciandomi con il pene dritto al vento, io le sfilai gli stivali, posando baci sui suoi piedi, un gesto che mi eccitava da morire. I suoi piedi erano perfetti, e succhiarli mi mandava in estasi.
La penetrai con passione, un movimento lento ma deciso, entrando fino in fondo, il suo calore che mi avvolgeva. Cat alzò le gambe, aprendosi a me, e io iniziai a muovermi, un ritmo che cresceva, colpi profondi che la facevano gemere a ogni affondo. Le sue mani si aggrappavano alle lenzuola, il suo corpo che si inarcava, e dopo pochi minuti esplose in un orgasmo violento e intenso, un urlo di piacere che echeggiò nella stanza, il suo sesso che si contraeva intorno al mio, un’ondata di umori che mi bagnava.
Ci abbandonammo a un 69, la mia lingua che succhiava la sua vagina, ancora pulsante dall’orgasmo, mentre lei prendeva il mio pene in bocca con avidità. Sapeva che non ero ancora venuto, e accelerava i movimenti, quasi volendo farmi venire nella sua bocca, ma io mi trattenni, concentrandomi sul suo piacere. Sotto i colpi della mia lingua, che le bagnava la vagina e il culo, Cat ebbe un altro orgasmo, spingendo forte il suo sesso sulla mia bocca, facendomi bere ogni goccia del suo nettare.
Mi scostai da lei, ancora eccitato, e la abbracciai, un tenero abbraccio che parlava di comprensione, di un’intimità che andava oltre il sesso. Cat mi baciò, la sua mano che afferrava prima il mio pene, poi i testicoli, stringendoli con decisione. “Ora voglio che vieni anche tu,” disse, con un tono che non ammetteva repliche. Entrai di nuovo nella sua vagina, un calore che mi avvolgeva, e dopo pochi colpi lei si girò, mettendosi a pecorina, il suo sedere perfetto che mi invitava. La penetrai con forza, un ritmo intenso, sentendo la sua eccitazione salire, i suoi gemiti che si trasformavano in ansiti.
“Ti prego, mettimelo nel culo, ti voglio tutto per me,” mi supplicò, la voce carica di desiderio. Con delicatezza, iniziai una lenta penetrazione anale, il suo corpo che si rilassava per accogliermi, un piacere che si amplificava a ogni movimento. Mentre la penetravo da dietro, con colpi sempre più decisi, le mie dita toccavano la sua vagina, e la sentii esplodere in un orgasmo violento, il primo squirting che avessi mai visto da lei, un fiotto che bagnò il letto, un’immagine che mi mandò in estasi.
Continuai a penetrarla, il desiderio di venire che cresceva, ma lei mi fermò, si girò e disse, “Voglio che mi riempi l’utero della tua sborra.” Aprì le gambe, infilandosi il mio pene dentro di sé, e dopo pochi colpi esplosi, schizzi caldi che le riempirono l’utero, un piacere che la fece contrarre, prolungando il suo orgasmo a ogni schizzo, un’estasi condivisa che ci lasciò senza fiato.
Esausti, ci accovacciammo nel letto alle 4:00 del mattino, un po’ umido del suo squirting, i nostri corpi nudi che si intrecciavano, le sue mani sul mio sesso, le mie sul suo, un abbraccio stretto che ci univa. Ci addormentammo così, avvolti dal calore del nostro desiderio, sapendo che quella notte aveva segnato un punto di svolta per Cat, un momento in cui si era sentita viva, desiderata, rapita dall’eros.
Il risveglio e la colazione ci aspettavano, un nuovo capitolo della nostra passione che si sarebbe scritto di lì a poche ore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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